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Tassonomia dello specchio
Posted on 30/10/18
SONNET 62 by William Shakespeare (1594-1595)
Sin of self-love possesseth all mine eye,And all my soul and all my every part;
And for this sin there is no remedy,
It is so grounded inward in my heart.
Methinks no face so gracious is as mine,
No shape so true, no truth of such account;
And for myself mine own worth do define,
As I all other in all worths surmount.
But when my glass shows me myself indeed,
Beated and chopp'd with tann'd antiquity,
Mine own self-love quite contrary I read;
Self so self-loving were iniquity.
'Tis thee, myself, that for myself I praise,
Painting my age with beauty of thy days.
Traduzione
Peccato di vanità domina i miei occhi,
l'intera anima mia ed ogni mio latro senso;
e per questo peccato non v'è alcun rimedio,
tanto è radicato nell'intimo del mio cuore.
Penso che nessun volto sia gentile quanto il mio
Né forma più perfetta, o perfezione sì pregiata;
e al mio proprio merito attribuisco tal valore
ch'io supero ogni altro in qualsiasi campo.
Ma quando lo specchio mi svela come sono,
colpito e disfatto da consunta vecchiaia,
leggo al rovescio questo amore di me stesso:
sarebbe cosa infame amare quell'io che vedo.
Sei tu, il mio vero io, che elogio in vece mia,
rinverendo la mia età col colore dei tuoi anni.
L'autore e l'opera: William SHAKESPEARE (1564-1616) fu poeta e drammaturgo inglese. oggi considerato l'autore più rappresentativo della sua Nazione.
Il sonetto qui proposto è tratto dai "Sonetti" ed ha come oggetto l'amore per un giovane ragazzo, il fair Youth, a cui l'autore si riferisce negli ultimi due versi.
Il sonetto è chiaramente bipartito: i primi otto versi sono incentrati sulla pura venerazione di sé stessi che arriva fino al peccato di vanità, mentre nei versi 9-14 abbiamo la presa di coscienza della vecchiaia e delle proprie imperfezioni. Tale rivelazione avviene attraverso lo specchio (v.9) che ha qui la funzione maieutica di aiutare l'uomo a raggiungere una consapevolezza in più: quella dei propri limiti.
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Lo specchio nelle arti figurative
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Un
semplice oggetto può veramente dire molto sul nostro conto, sul nostro gusto
estetico, sulla nostra personalità e il nostro modo di vedere la vita. Se tale
oggetto viene poi scelto da un artista a far parte della sua creazione, esso potrebbe
perfino caricarsi di un significato simbolico o dare un suggerimento (talvolta
inconsapevole) sulle conquiste scientifiche del tempo.
L'esempio più simbolico è
sicuramente quello del "Ritratto dei coniugi Arnolfini", dipinto nel
1434 da Jan Van Eyck e oggi conservato alla National Gallery di Londra.
Come è facile notare lo specchio ha qui una posizione centrale all’interno del dipinto e avendo una superficie convessa riesce per la prima volta a riflettere anche il retro della stanza mostrando non solo i testimoni dei due sposi ma Questo tipo di specchi era all’epoca molto diffuso e serviva ad allontanare gli spiriti maligni, mentre la cornice deca partita rappresentate scene della Passione cristiana, vuole alludere alla sacralità del matrimonio e alla purezza della giovane donna. In questo modo si unisce Fede e superstizione.
I
Un esempio più recente è invece quello della “Mano con sfera riflettente” di Escher, del 1935 in cui l’autore ritrae se stesso con in mano una sfera-specchio nel proprio studio durante il periodo di soggiorno a Roma.
L’opera non ha qui nessun significato simbolico ma è il
frutto dei numerosi studi di ottica e grafica che l’artista ebbe a conseguire
nella sua carriera.
Come da immagine, un tradizionale specchio è essenzialmente formato da due parti: una superficie riflettente e una cornice.
Nonostante la sua basicità, lo studio del design e dei materiali, negli anni, ha permesso di creare specchi molto diversi tra loro, adatti ad ogni circostanza.
La superficie riflettente consiste di un vetro liscio su cui è depositato un sottile strato di alluminio o argento ricoperto poi da una mano di vernice protettiva.
Per quanto riguarda la cornice invece, i materiali possono
essere i più disparati:
- legno
- plastica
- metalli vari (alluminio, ferro…)
Etimologia: [lat. specŭlum, der. di specĕre «guardare»]
lastra di vetro alla quale, tramite un processo di verniciatura, viene fatto aderire un sottile strato metallico la cui superficie lucida, che è vista attraverso la lastra stessa, riflette la luce e fornisce quindi un’immagine riflessa degli oggetti illuminati.
Sinonimi: visione, descrizione, esempio
Contrari: superficie opaca, contrario, opposto
Le parti: nella sua versione più essenziale lo specchio consiste di una superficie liscia su cui è deposto uno strato di alluminio fissato per elettrolisi e poi verniciato per essere protetto da eventuali graffi. Il bordo viene smussato al fine di evitare che chi lo tocchi possa tagliarsi ma può anche essere rivestito di una cornice in plastica o metallo. Versioni più elaborate invece, vedono lavorato il vetro con l'argento (che aumenta la capacità riflettente rispetto all'alluminio) e magari arricchiscono l'oggetto con delle cornici in legno elaborato.
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